Dover presentare un esposto contro pratiche discriminatorie ad opera del Servizio di trasporto pubblico di Roma Capitale è un fatto avvilente per la nostra Associazione di volontariato e degradante per la Città tutta.
Non è un caso...
Era il dicembre del 1955 quando Rosa Parks si rifiuta di cedere il suo posto in autobus a un uomo bianco, stanca di sottostare alle regole segregazioniste degli Stati Uniti del Sud.
Non è la prima volta che Baobab Experience intraprende un’azione contro pratiche discriminatorie messe in atto da Atac, l’ente che gestisce il servizio pubblico di trasporto, controllato dal Comune di Roma.
Tutte le volte, il pensiero corre automaticamente a quel gesto di ribellione di 66 anni fa, che fece da miccia a una insurrezione deflagrante, cambiando l’America e il mondo intero.
Non è un caso che ci sia un autobus di mezzo, perché da sempre i mezzi pubblici sono la cartina di tornasole del livello di disuguaglianza e mobilità sociale di una nazione.
Il fatto:
E M. ha detto “no”.
M., rifugiato con permesso di soggiorno per asilo politico, attualmente in fase di rinnovo, ha detto “no” quando alla biglietteria ATAC di Ponte Mammolo vede rifiutato il rinnovo del suo abbonamento Metrebus annuale.
Eppure M. esibisce tutta la documentazione completa attestante la regolarità e tempestività della domanda di rinnovo e la sua carta di identità, ma il personale allo sportello si arrocca in una versione tutta sua che vorrebbe che l’abbonamento si possa emettere solo successivamente al ritiro del nuovo permesso di soggiorno.
Rosa Parks ha combattuto una legge ingiusta. M. ha dovuto invocare una legge giusta, contro l’abuso di chi si rifiuta di applicarla.
La legge italiana infatti riconosce agli stranieri regolarmente soggiornanti – compresi coloro che sono in attesa di rinnovo- i diritti civili attribuiti al cittadino italiano.
Ed è forse per questo che l’addetto allo sportello si rifiuta di rilasciare per iscritto le motivazioni del mancato rinnovo e che, anche alla presenza delle forze dell’ordine intervenute sul posto, impedisce un contatto diretto con il responsabile dell’ufficio.
Nulla vale neanche il reclamo: ATAC comunica con risposta automatica la presa in carico dell’istanza, ma i termini decorrono senza che intervenga alcuna risposta.
Ignoranza? Arroganza? Abuso?
M. dice “no”, perché un rifiuto ingiustificato, che maleodora di razzismo, ad opera di un ente che svolge un servizio pubblico è un fatto di una gravità inaudita.
M. dice “no” di fronte a un atto, non solo illegale, ma anche illecito e discriminatorio, così che i diritti di tutti i rifugiati siano rispettati, perché il Comune di Roma adotti direttive chiare e violazioni come questa possano non accadere più.
M. è uno dei tanti rifugiati a dire “no”, che si rivolgono allo Sportello legale di Baobab Experience, stanchi di subire ingiustizie, umiliazioni, pregiudizi materiali…come Rosa Parks 66 anni fa.
Qui l’esposto inviato:
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