Seid #verbamigrant

Seid Visin, 20 anni – originario dell’Etiopia e adottato da una famiglia italiana all’età di 8 anni anni – si è tolto la vita, a pochi giorni dal suicidio di Musa Balde, nel Cpr di Torino.

Impossibile oggi raccontare una storia diversa da quella raccontata da Seid nella lettera che sta facendo il giro del web, pubblicata da ogni testata e strumentalizzata da politici di diversi schieramenti. Non la sua storia, beninteso, ma la nostra storia, attraverso le sue parole: la storia di come siamo cambiati e di cosa siamo diventati.

Non è un caso che la lettera sia stata scritta nel gennaio del 2019, quando Seid assiste alla trasformazione sociale e antropologica di “noi” italiani bianchi. Se fino a poco tempo prima si sentiva amato, accolto e rispettato “adesso – scrive Seid – ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone”.

Viene violentemente investito dal cambiamento, in atto in Italia, di percezione e di approccio alle persone con la pelle piu’ scura. Attenzione: non migranti, o meglio, non solo migranti, del resto Seid non è un migrante, ma “esteticamente diverse”. In Italia si resta migrante, si resta “l’altro” per sempre.

Non è un caso che queste parole siano state scritte all’inizio del 2019. All’indomani del Decreto Sicurezza, dove il fenomeno migratorio viene normato in una logica securitaria, di difesa dall’invasione e dalla criminalita’. Quando gli hate speech di Salvini vengono pronunciati da tribune governative importanti, in cui il linguaggio discriminatorio e intollerante e la stigmatizzazione dello straniero dietro a stereotipi negativi non è più solo caratteristico di una parte politica con chiare connotazioni xenofobe, ma è il linguaggio del Ministero dell’Interno e della Vicepresidenza del Consiglio italiani.

E’ l’anno in cui il razzismo viene sdoganato, nella Politica, nei media e quindi nell’opinione pubblica.

Ce lo dice nel 2018 il Rapporto sulla missione nel nostro Paese dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite che afferma come in Italia “il linguaggio dell’odio sia stato ‘normalizzato’ e la manifestazione dell’odio sia divenuta accettabile” attraverso il mondo istituzionale e dell’informazione. https://www.cartadiroma.org/…/lincitamento-allodio…/

Seid si è tolto la vita e stiamo qui a discutere della sua intimità, delle sue fragilità insondabili o se il razzismo sia o non sia la motivazione madre del suo gesto, quando invece la complessità estrema di una scelta così estrema richiederebbe semplicemente un rispettoso silenzio.

La lettera che ci ha lasciato, invece, andrebbe affissa ai muri del Viminale, della Camera dei Deputati, della Commissione Europea, della RAI e di ogni scuola, centro sportivo, parrocchia e bar di questo paese.

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