Baobab a Ventimiglia

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Siamo tornati alla frontiera franco-italiana di #Ventimiglia, seguendo il viaggio delle centinaia di migranti transitati in pochi giorni dal presidio Baobab Experience di Roma: c’era impellenza di incontrare le attiviste e gli attivisti che da tutta Europa arrivano alla porta occidentale d’Italia per dare supporto alle persone bloccate e respinte nel nostro paese.

Se c’è un elemento comune, una costante che non cambia tra Roma e Ventimiglia è la schizofrenia istituzionale: da una parte si nega l’esistenza stessa della questione migratoria, scegliendo di NON offrire riparo, tutele, servizi a coloro che ne avrebbero diritto, dall’altra si declassa il fenomeno a problema di decoro e ordine pubblico, sgomberando, confinando e marginalizzando gli sgraditi: “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” e dalle responsabilità politiche.

Un altro leitmotiv della Rotta italiana è la pretesa di rendere normale ciò che normale non è: nel tempo di un caffè al bellissimo bar di Grimaldi affacciato sulla costa ligure, in mezzo a clienti che leggono il giornale e sorseggiano un drink, abbiamo assistito al passaggio di quindici persone respinte dalla Legione Straniera francese: la loro sconfitta, l’ennesima, è parte integrante del paesaggio.

Lì vicino, il presidio degli attivisti di Kesha Niya, un punto informativo e di ristoro a 2 km dal confine, l’unico sguardo attento sul numero dei transitanti e la natura dei respingimenti.100, 200 pushback al giorno, anche di minori non accompagnati. Bambini, donne e uomini costretti a camminare per ore, avanti e indietro: inseguiti, catturati e detenuti illegalmente all’interno di container sporchi e inospitali dalla polizia di frontiera di Ponte San Luigi, per poi essere affidati alle autorità italiane, rilasciati e condannati a ricominciare da capo.

A Ventimiglia l’accoglienza è negata. Dopo lo sgombero del campo informale lungo il fiume e la chiusura del presidio della Croce Rossa, le soluzioni abitative sono scomparse, a confermare che i migranti non devono esistere e dunque non esistono. Parallelamente, si nega l’esistenza del traffico e della tratta di esseri umani che, invece, di questa negazione si nutrono.

Con il collettivo Progetto20k con Kesha Niya, con la Roya Citoyenne e con le altre associazioni presenti sul territorio abbiamo deciso di muovere i primi passi per aprire nella cittadina ligure uno spazio solidale, dove coniugare aiuto materiale, tutela legale e monitoraggio, e non lasciare i transitanti nelle mani dei passeurs.A Ventimiglia, come in Croazia, nel Mar Mediterraneo e alla stazione Tiburtina di Roma, l’Europa sta mostrando il suo lato peggiore.

Foto di Baobab Experience. Ventimiglia, 12 dicembre 2020

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