C’abbiamo messo un po’. Siamo ancora sotto shock.
Raccontiamo per dovere, nei confronti della nostra comunità, ma anche di voi tutti, convinti che l’informazione sia un’arma essenziale e potente contro ogni forma di abuso e violenza.
Giovedì, a seguito dell’ennesima incursione fascista al presidio di Baobab, in piena campagna elettorale in una capitale devastata da 4 anni di non-governo, un ragazzo senza fissa dimora reagisce impugnando una scopa (beninteso, solo impugnando) al telefonino puntato in faccia e alle umiliazioni dei provocatori di estrema destra. Del resto è quel che più volevano, ciò che stanno cercando di ottenere in mesi di spedizioni a Piazzale Spadolini, dove si gioca ad accusare di clandestinita’ persone con regolare permesso di soggiorno, a tacciare di barbonismo migranti respinti dal circuito dell’accoglienza e a raccontare di fantomatici episodi di violenza subiti da non precisati passanti di Tiburtina Est. Tutto questo ignorando e calpestando il diritto e bisogno di protezione delle persone che trovano rifugio a Piazzale Spadolini, fuggite dalla loro terra a causa di persecuzioni e ritorsioni e che rischiano con la vita una comparsata sui social.
Ma è (a)normale amministrazione.
Vorremmo che questa fosse la fine della storia, una delle tante marce goffe e meschine del politicante di turno che promette, se eletto, di riconsegnare Roma ai romani, liberandola dai nemici invasori: i deboli, i dimenticati, gli invisibili, gli ultimi.
Ma il politicante chiama la Polizia di Stato che prontamente interviene a proteggerlo dal manico di scopa alzato in aria per 5 secondi. Ma anche questa è (a)normale amministrazione.
Seguono momenti di calma apparente: i volontari proseguono le loro consuete attività al campo, i migranti iniziano ad avvicinarsi all’area dove si distrubuisce la cena, gli agenti fanno la spola tra il gruppo di estrema destra e il nostro coordinatore.
Improvvisamente, il colpo di scena: quello che temi, che avverti nell’istinto, sotto la pelle, come un brivido scomodo, che scegli di ignorare. Ripeti a te stesso che sei nato e vivi in uno Stato di diritto, come un mantra terapeutico.
Alcuni agenti si infilano guanti di lattice e in modo random, prendono di peso tre ragazzi della comunità di Baobab Experience: L. che durante l’incursione fascista stava riposando, P. appena arrivato per lo sportello legale, A., che terminata la giornata di lavoro, passa a salutare i suoi amici.
A.viene strattonato da tre poliziotti, non capisce, è appena arrivato: e’ disorientato. Mentre i membri delle forze dell’ordine lo tirano per la t-shirt chiede cosa stia accadendo, si agita. Ha paura.
Interviene il Presidente dell’associazione: poggia entrambe le mani sulle spalle del ragazzo, in un abbraccio protettivo e preventivo, di chi conosce e teme alcune dinamiche. Ma non basta. Non solo non basta, ma trasforma l’assurdità in abuso: entrambi vengono fatti entrare in auto.
Tutti e 4 vengono portati via; 5 auto della polizia di STATO partono a sirene spiegate in direzione del Commissariato di San Lorenzo, 3 uomini delle forze dell’ordine per ognuno di questi ignari “criminali”. We pay. Ma paghiamo tutto. Pagheremo tutto.
3 denunce per il coordinatore di Baobab Experience: violenza a pubblico ufficiale, resistenza a pubblico ufficiale e favoreggiamento della fuga dei migranti.
Non c’è stato neppur un labile, flebile contatto fisico tra NOI e LORO.
Niente. Non ci siamo sfiorati.
Sì, noi e loro.
Nei giorni di Piacenza, di simboli neofascisti esposti nelle questure italiane, all’indomani del 19esimo anniversario del G8 di Genova opponiamo a una dicotomia “noi-loro” di matrice xenofoba, una dicotomia “noi-loro” che identifica la divaricazione nel concetto di GIUSTIZIA e nell’abusato concetto di onestà, non legalitaria ma UMANA.
Fa davvero male e fa davvero paura quando capita anche a te, perché è il passo, l’ulteriore passo dal teorico al concreto, dal caso isolato alla patologia sistemica.
A Roma sta cambiando il vento ed è un brutto vento. Ancora più brutto.
Stamattina, il 35esimo sgombero al presidio di Baobab Experience, uno dei più inquietanti.