Emergenza Covid19: lettera al Ministro Roberto Speranza

Al Ministro della Salute Roberto Speranza

Scriviamo a Lei, in quanto Ministro della Salute e perché conosciamo la sua sensibilità e attenzione nei confronti dei più deboli.


In cinque anni di vita di Baobab Experience, non c’è stato modo di far comprendere alle Istituzioni la necessità di proteggere e supportare migranti e transitanti, con le ragioni della dignità della persona, invocando l’inviolabilità dei diritti umani, del diritto alla vita e alla felicità, il principio della libertà di movimento, quello di sopravvivenza.
In cinque anni di appelli, testimonianze e impegno solidale in cui Baobab Experience ha provato a colmare un grave vuoto istituzionale, non abbiamo assistito a nessun passo in avanti nel riconoscimento dell’importanza umana e sociale dell’accoglienza, della messa in sicurezza e dell’integrazione dei migranti e del danno umano e sociale che derivano invece dall’ignorare, dal rendere invisibili e dal trascinare ai margini esseri umani già duramente provati.


L’emergenza sanitaria Covid-19 ha cambiato tutto. Con una velocità impressionante, ha tolto ogni spazio e respiro alla divaricazione di opinioni sul dovere di aiutare gli ultimi, ha sconfessato ogni legittimità alla pretesa prelazione degli uni sugli altri sancita sulla base del colore della pelle o della nazionalità, ha dimostrato come sia generale e globale ogni questione relativa alla sicurezza della persona.
Ora che la responsabilità individuale e la solidarietà traversale sono d’obbligo per ragioni di salute pubblica, abbiamo interpellato le Istituzioni – le stesse che, con misure straordinarie, esortano a restare a casa, a mantenere il distanziamento sociale, ad adottare cautele igienico-sanitarie -affinché intervenissero nel mettere in sicurezza gli individui senza fissa dimora, a tutela dell’integrità psico-fisica di chi vive in strada e della collettività tutta.
Il virus impone anche a noi volontari, di utilizzare argomentazioni e azioni diverse, di fare appello alla credibilità dell’impegno di Stato, Regioni e Comuni nel combattere la pandemia  e nel tutelare la vita umana.


Non possiamo continuare ad assistere inerti a un rimpallo di responsabilità tra i diversi livelli di governo, nazionale e locali, come quello di questi giorni tra Comune di Roma e Regione Lazio, in cui l’uno invita l’altra ad attivare screening sui senza fissa dimora di Tiburtina, senza impegnarsi nell’identificazione immediata di luoghi di accoglienza, e l’altra risponde dichiarando di provvedere già a un’assistenza alla quale Baobab Experience, presente tutti giorni sul territorio, non ha mai avuto la fortuna di accedere.
Abbiamo ricevuto molte rassicurazioni e promesse, soprattutto sull’onda dell’attenzione mediatica (l’ultima ieri notte) ma al di là della battaglia di rivendicazioni, a oggi, dopo 2 esposti e quotidiane interlocuzioni con le amministrazioni competenti, siamo riusciti a mettere in sicurezza solo 10 persone.


Covid-19 colpisce tutti, indiscriminatamente e il contagio di ogni persona aumenta il rischio per tutte le altre; la risposta di contrasto non può non coinvolgere tutti, nessuno escluso dal momento che ciascuno deve essere messo nella condizione di proteggersi e proteggere. Mai come adesso è necessario riconoscere l’interdipendenza gli uni dagli altri, considerato che la nostra salute e sopravvivenza sono condizionate dai comportamenti altrui.

Chiediamo con urgenza di individuare locali presso i quali le 120 persone che vivono e dormono a Piazzale Spadolini e tutti i senza fissa dimora a Roma possano essere accolti; garantire agli stessi la distribuzione di ogni utile presidio medico-sanitario; provvedere alla verifica delle loro condizioni di salute, a partire dalle migliaia di migranti che non hanno accesso alla sanità pubblica perché privi del permesso di soggiorno e che vivono nel terrore di rivolgersi a un ospedale per il rischio di controlli e, quindi, di provvedimenti di espulsione o peggio ancora di reclusione in un CPR.

Il Covid-19 si sconfigge anche attraverso l’abrogazione dei Decreti Sicurezza ma questa è un’altra storia…o forse no?

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