Oggi è la “giornata della memoria delle vittime della migrazione”, una memoria vuota e colpevole perché il male fatto non lo ha pagato nessuno e si continua a fare sempre peggio.
E’ il 3 ottobre 2013 e su quella barca che si sta rovesciando ci sono 550 persone: nonostante i tentativi di aggrapparsi a pezzi del relitto e l’intervento di alcuni pescatori attirati dalle grida disperate, 368 persone muoiono affogate a poche miglia da Lampedusa.
Una tragedia che sembrava aver rotto il silenzio scosso le coscienze, tanto che quel giorno i leader europei si impegnarono a dire “mai più” istituendo questa giornata di commemorazione. Sembrava che finalmente ci fossimo stretti attorno a un senso di comunanza e fraternità, di identificazione nell’altro.
Purtroppo ci sbagliavamo tanto che chi salva oggi, non è più un eroe, è un criminale.
Chi migra oggi, passa anni nei centri di detenzione in Libia alla mercé dei trafficanti di uomini e anche quando sopravvive al viaggio, al suo arrivo in Europa trova altre frontiere, burocratiche e umane, persecuzione, centri di detenzione, schiavitù e ancora morte.
Siamo arrivati ad oltre 20.000 morti in sei anni.
Come ogni anno stasera accenderemo una candela per le vittime e come ogni giorno continueremo a lottare per il rispetto dei diritti umani, per dare queste persone non solo un giorno di memoria ma una vita di speranze e sogni possibili da realizzare, insieme.
In foto, commemorazione a Piazzale Maslax #3Ottobre 2017, scattata da Matteo Mat Nardone