Come attiviste/i che lottano insieme alle persone migranti per i diritti umani, esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per il clima d’odio che si è diffuso nel nostro Paese alimentato da notizie false e sensazionalismo politico e mediatico sulla pelle degli ultimi.
I vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio non sono i soli a diffamare continuamente le ONG, gli slogan che associano chi salva vite in mare agli scafisti sono rilanciati anche da giornalisti professionisti. Un modo di agire intollerabile anche quando parte da un normale cittadino, ma quando sono testate giornalistiche e giornalisti iscritti all’ordine nonché i rappresentanti delle Istituzioni stesse come i vice premier a farlo, la situazione diventa davvero pericolosa.
Sulle notizie false e la diffamazione è stata infatti costruita una linea di Governo che sta producendo leggi disumane come il #DLSicurezzaBis.
Un popolo che non abbia a disposizione mezzi di informazione liberi dalla propaganda, non può dirsi capace di esprimere liberamente non solo la propria opinione ma anche il proprio voto elettorale.
Per fermare questa preoccupante deriva che allontana le persone dalla verità e dalla possibilità di giudizio lucido e non indotto su quanto accade nel nostro Paese e alle sue frontiere, vogliamo proporvi la lettura di questa analisi di Fabio Sabatini Professore associato di Economia e Presidente del Dottorato Europeo in Studi socioeconomici e statistici presso L’Università La Sapienza di Roma.
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I 2 vicepremier non sono i soli a diffamare le Ong. Gli slogan che accostano chi salva vite in mare agli scafisti sono rilanciati anche da giornalisti un tempo garantisti.
Ma da dove viene la campagna contro le Ong?
È soprattutto, è fondata?
Vediamo.
(spoiler: NO)
Fino al 2017 la campagna anti-immigrati di Salvini e dei 5 stelle si basava su alcuni argomenti chiave:
1) I presunti crimini degli immigrati.
2) I presunti privilegi degli immigrati, specie rispetto al tenore di vita di alcune categorie svantaggiate, come i “terremotati”.
3) Il dileggio di esponenti del centrosinistra accusati di essere particolarmente inclini al multiculturalismo (per esempio Laura Boldrini e Cecile Kyenge).
Tuttavia, la parola Ong era pressoché sconosciuta nel lessico della propaganda. Salvini e i 5 stelle ne avevano per tutti, tranne che per le Ong.
Fino all’aprile del 2017.
Scorrendo le pagine Facebook di Di Maio e Salvini, si nota che è a metà aprile del 2017 che inizia la campagna. Da quel momento i gialloverdi non molleranno più le Ong, fino a radicare nell’immaginario collettivo (e perfino di certi giornalisti) l’equazione Ong = scafisti e, più in generale, ad accusare di ogni sorta di crimine (dal traffico di esseri umani al finanziamento del terrorismo) le associazioni umanitarie.
Nel mondo deformato della propaganda, Medici Senza Frontiere è diventata una costola dell’Isis. Un esito paradossale, specie per un partito, il M5S, che aveva pensato di candidare Gino Strada a Presidente della Repubblica.
Ma cosa è successo nell’aprile del 2017?
1) La divulgazione e la deformazione di un rapporto di Frontex, sintetizzata nello slogan dei “taxi del mare” di Di Maio.
2) L’avvio delle inchieste, e soprattutto delle esternazioni, del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro.
Cominciamo dai “taxi del mare”. L’espressione appare per la prima volta sulla bacheca di Di Maio il 21 aprile 2017.
(https://bit.ly/32cSlDJ)
Il 23 aprile 2017, rispondendo a un commento critico di Roberto Saviano, Di Maio afferma di aver tratto la definizione di “taxi del mare” da un rapporto di Frontex (https://bit.ly/2xzaQnG).
Cosa dice quel rapporto di Frontex? Spiega il Post che
“Frontex sostiene che l’attività delle ong a ridosso della costa libica produce “conseguenze non volute”.
“Secondo Frontex tutte le parti coinvolte nelle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale contribuiscono senza volerlo ad aiutare i criminali a raggiungere i loro obiettivi”. Tutte le parti significa le ong ma anche la Guardia costiera italiana, Frontex e le altre navi militari impegnate in operazioni di pattuglia, per le stesse ragioni”. Quelle di Frontex sono solo ipotesi generiche, non dimostrate e per nulla circostanziate, e comunque non riferite ad alcun episodio specifico (https://bit.ly/2RUtY9i).
Frontex non ha mai usato il termine “taxi del mare”, che proviene invece da un video anti-Ong girato da uno studente universitario, Luca Donadel, che su YouTube ha raccolto milioni di visualizzazioni. Donadel a sua volta aveva usato informazioni diffuse da Gefira, un think tank di ispirazione identitaria e sovranista, vicino alla destra estrema, che da anni diffonde tesi complottiste (https://bit.ly/2IUMXh3).
Il video di Donadel è analizzato (e smontato) con cura da Vice, qui:https://bit.ly/2tm39hQ.
Al di là degli slogan di Di Maio e dei video su YouTube che ne ispirano la propaganda, non è mai stato dimostrato che le Ong siano un fattore di attrazione. L’evidenza empirica non dà alcun sostegno a questa tesi, come periodicamente ricorda Matteo Villa dell’Istituto di Studi per la Politica Internazionale (https://bit.ly/2xuVzED).
Il secondo evento chiave dell’aprile 2017 sono le inchieste del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che sdoganano lo slogan dei taxi del mare.
Nelle sue interviste a raffica il procuratore di Catania sostiene, tra le altre cose, che le Ong siano finanziate dai trafficanti, che i ricavi del traffico siano usati per finanziare il terrorismo, e che la crisi dei rifugiati sia opera di oscuri poteri forti della finanza internazionale che vogliono destabilizzare l’economia italiana per far aumentare lo spread.
Zuccaro ha sempre ammesso di non avere prove, e neppure indizi, a sostegno delle sue affermazioni. Solo intuizioni. Non posso provarlo, ma non posso neanche escluderlo, diceva in buona sostanza (si veda per esempio l’articolo di Luciano Capone: https://bit.ly/308300A).
Le accuse di Zuccaro hanno ricevuto sonore bocciature dal gip di Catania, dal tribunale del riesame di Ragusa (che, in sintesi, ha ricordato che salvare vite in mare non è reato e ha derubricato a fantasie tutto il resto) e infine dallo stesso Zuccaro, che non trovando alcuna prova delle sue illazioni ha infine richiesto l’archiviazione delle proprie inchieste ancora rimaste in piedi (https://bit.ly/2IUMXh3).
Anche l’altra inchiesta sulle Ong, quella della procura di Palermo, si è chiusa con un’archiviazione richiesta dagli stessi magistrati inquirenti, perché “le indagini smentivano del tutto l’assunto investigativo” e non è stata ravvisata alcuna condotta criminale da parte delle Ong.
Nella disperata ricerca di una qualche condotta illecita da parte delle Ong, Zuccaro ha perfino accusato di traffico di rifiuti tossici una nave di Medici Senza Frontiere, rea di aver smaltito illecitamente gli indumenti dei migranti, potenzialmente contaminati da scabbia, tubercolosi, meningite, epatite e Hiv. Peccato che tali malattie non si trasmettano con gl indumenti, e che le illazioni del procuratore siano state infine bocciate dal Tribunale del riesame. Come tutte le altre (https://bit.ly/2FTETet).
Tutte le accuse rivolte finora alle Ong sono state archiviate.
A chiusura di questo quadro, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha sintetizzato, in una audizione alla Camera martedì scorso, che le attività delle Ong sono “del tutto lecite e in perfetta linea con il diritto del mare e con le convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia” (https://bit.ly/2JoZdW0).
Non solo nessuno ha chiesto scusa, ma la campagna contro le chi salva vite in mare è continuata più violenta di prima.
Quando gli è stato chiesto: si è pentito della definizione “Ong taxi del mare?”, Di Maio ha risposto: “Diverse procure hanno appurato il comportamento illecito di alcune ong. Non ho mai generalizzato”.
È falso. Di nuovo: tutte le inchieste sono state archiviate.
Abbiamo assistito a una gigantesca montatura basata su chiacchiere e notizie false, alimentata quotidianamente dalla propaganda per creare un clima di paura e dei nemici immaginari da dare in pasto al popolo, sulla pelle degli ultimi.
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