#ApriteiPorti alla Alan Kurdi. UE predisponga lo sbarco immediato e metta fine alla guerra alle ONG

Facciamo appello all’Unione Europea per lo sbarco immediato delle persone a bordo della nave Alan Kurdi, per porre fine alla guerra alle ONG, per la chiusura dei centri di detenzione libici e la creazione di corridoi umanitari che consentano l’evacuazione sicura delle persone lì arbitrariamente e ingiustamente detenute.

Sta accadendo di nuovo: 64 persone sono in mare da 7 giorni, in ostaggio di una politica disumana che contro ogni legge del mare e di tutela dei diritti umani, si permette di chiudere i porti ad imbarcazioni che prestano soccorso ai naufraghi. È la stessa politica che ha disertato tutti i luoghi istituzionali del confronto e della disamina sui testi di Legge da riformare in materia di migrazioni, primo fra tutti il tavolo per la riforma del Regolamento di Dublino. Ha sostituito al dialogo il NO WAY, facendosi complice con il rifiuto e la persecuzione delle ONG impegnate nei soccorsi in mare della morte di migliaia di persone e della disperazione di altrettante.
Ha finanziato strutture di detenzione in Libia, nelle quali i migranti sono trattenuti con la tortura e il ricatto, ora nel caos e in stato di emergenza. Ha bloccato e criminalizzato la solidarietà offerta a quanti riescono a fuggire da quell’inferno, impedendogli lo sbarco in un porto sicuro.

La #AlanKurdi, imbarcazione di soccorso della ONGsea-eye è a poche miglia da Malta ma anche questa, complice del gioco di forza, nega lo sbarco.

Cosa devono fare queste persone?
A bordo ci sono famiglie a cui il Ministro dell’Interno Salvini ha offerto lo sbarco solo in cambio di essere divise. Un ricatto a cui nessuna persona dovrebbe essere mai sottoposta. Ci sono donne, bambini, minori, persone che hanno affrontato oltre al viaggio, torture e impedimenti di ogni tipo. Una donna è stata evacuata ieri d’emergenza per un malore.

Chiediamo che l’Unione Europea metta fine a questo gioco di forza inaccettabile e faccia predisporre lo sbarco immediato dei naufraghi e un piano di accoglienza diffuso nei Paesi UE, in rispetto dell’unità dei nuclei famigliari e dei Trattati internazionali in materia di diritti umani.

#ApriteiPorti

Photo credit: Sea Eye

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