Toccare il fondo

“Apri i porti ritornano i morti” dichiara Matteo Salvini sulla strage di migranti a largo di Tripoli: tre i superstiti su 120 persone affogate.
Incolpa le ONG associandole agli scafisti per questa ennesima strage, con il solito retorico video messaggio, ma non scamperà così al giudizio della storia, con artefici di marketing di basso livello, alimentando dall’alto della sua carica uno scontro impari e vile, Signor Ministro. Arriverà il giorno che a questa narrazione tossica e pericolosa, a questo disgustoso agire di comodo che rende inferno la vita dei più deboli, si sostituirà un racconto e una condanna che renderanno finalmente giustizia alle migliaia di morti ai confini con l’Europa. E la sua assenza al tavolo per la riforma del Trattato di Dublino è solo un piccolo neo nella grande macchia che le fa ombra.

Dal 2015 siamo stati nel Mediterraneo sui barconi senza essere mai salpati. Siamo stati appesi sulle barrire a Ceuta e Melilla con la carne strappata dal filo spinato.
Siamo stati cacciati dai cani come lepri ai confini balcanici.
Siamo stati nelle carceri libiche, in un orrore che non avremmo voluto mai documentare. Siamo stati nei posti più bui dell’umanità attraverso i racconti di chi gli è sopravvissuto, di chi è arrivato qui e ha voluto raccontare un viaggio che per molti è solo la fine di un dramma da tenere segreto, come una vergogna.

Quella vergogna, che dovrebbe assalire Ministri, Generali, Capi di Stato e banchieri sulle cui mani seccano strati di sangue di vittime innocenti. Ogni tanto arrivano sui giornali le loro storie: un bambino con la pagella cucita nella giacchetta, una giovane madre con il figlio aggrappato affogati a pochi chilometri da terra…sono migliaia. Senza qualcuno che raccontasse le loro storie rimarrebbero soltanto numeri.

Un genocidio che segna la storia contemporanea di nuovo orrore e a cui assistiamo come tifoserie impazzite. Un genocidio i cui colpevoli non hanno intenzione di rispondere, di cui continuano a incolpare, nella forma di difesa più estrema del carnefice, chi soccorre le vittime. Come le ONG che con imbarcazioni autogestite in questi anni hanno salvato tante vite e documentato stragi che prima della loro presenza erano completamente invisibili.

Chi arriva e trova il coraggio di parlare di denunciare, racconta di criminalità organizzata, della mafia che gestisce il traffico di esseri umani in Libia, sfruttando il caos e l’imposizione esterna di un regime coercitivo ampiamente sovvenzionato dagli Stati internazionali. Centri di detenzione le cui guardie, diventano veri e propri capò al soldo di criminali assassini.
Dicevamo che la Storia un giorno presenterà il conto ma oggi è inaccettabile rimenare fermi, zitti e calmi mentre nei nostri mari cuociono nel sale i corpi di migliaia di persone. E’ un orrore di cui nessuno dovrebbe accettare di macchiarsi anche solo con l’indifferenza.
Di cui nessuno dovrebbe mai e poi mai accettarne la speculazione, neanche del più affamato degli sciacalli che pure per natura ne avrebbe diritto.

#toccareilfondo

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