Questo era piazzale Maslax

Il 2018 ha portato via con sè un luogo.

Ci piaceva dire che Piazzale Maslax non aveva una porta, ma che se ne avesse avuta una avremmo dovuto sempre bussare con i piedi per entrare, perchè nessuno arrivava mai a mani vuote.

Ora ha molto di più di quanto potessimo mai immaginare: quintali di ferro per metri di altezza a proteggere il vuoto ed il silenzio lasciato.
Ma se ognuna delle persone che hanno camminato su quell’asfalto rovente d’estate e gelido d’inverno chiude per un momento gli occhi può vedere e sentire tutto quello che è stato.
Nessuna casa, nessuna famiglia è perfetta. Ma quello che si fa in una casa e con una famiglia altro non è che costruire pezzo dopo pezzo un futuro in cui poter finalmente prendere una strada in autonomia; nel mentre ci si fa forza l’un l’altro, ci sia aiuta, si ride, si litiga, si sogna e ci si disillude costantemente, ma si va avanti, un giorno alla volta.
Questo era dentro piazzale Maslax.

Poi c’era il fuori, che ogni occasione era buona per riempirsene i polmoni. C’era la voglia di vivere al di là del sopravvivere, di continuare a scoprire, giocare, entusiasmarsi.

Quel dentro non c’è più e non sarà mai uguale in altro luogo. Ma il fuori nessuno può chiuderlo in una gabbia, perchè è l’ostinazione ad esistere che niente può fermare.
Nell’anno a venire e finchè non ci sarà più bisogno per nessuno di rivendicarlo come diritto.

 

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