Facciamo appello al rispetto delle Convenzioni di diritto del mare, ma anche al profondo senso di umanità che ha sempre contraddistinto il corpo della Guardia Costiera Italiana: non si esima ora dalla salvaguardia delle persone, nel rispetto delle Convenzioni internazionali di diritto del mare e a garanzia dei diritti fondamentali dell’uomo.
Torniamo a chiedere #apriteiporti, to #saveisnotacrime e mandare una mail a guardiacostiera@guardiacostiera.it rivolgendo questo appello.
Al Comando Generale delle Capitanerie di Porto
OGGETTO: RICHIESTA DI IMMEDIATO RIPRISTINO DELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO IN MARE NEI RIGUARDI DELLE NAVI ONG
Apprendiamo che la Guardia Costiera italiana ha, nella giornata di venerdì 22 giugno, diffuso una nota, rivolta ai comandanti delle imbarcazioni che si trovano nella zona antistante la Libia, in cui si precisa di “rivolgersi al Centro di Tripoli ed alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso”.
La Guardia Costiera italiana ha sempre svolto in questi anni importanti operazioni di soccorso in mare portando in salvo migliaia di persone, operando anche al limite delle acque libiche. Ci chiediamo perché oggi delegando alla Libia, Paese con Governo instabile, non in grado di garantire i diritti fondamentali dell’uomo e ancora priva di una Centrale operativa nazionale di coordinamento degli interventi di soccorso in mare, il vostro Corpo, pur eseguendo un comando, intenda vanificare l’importante operato fin qui svolto e contravvenire alla Convenzione Sar siglata ad Amburgo nel 1979, alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos) del 1982 e al Regolamento UE n.656/2014, art.2. Tutto ciò dinanzi, peraltro, ad una Guardia Costiera Libica su cui pesano pesanti accuse di “condotte violente durante le intercettazioni in mare e collusione con i trafficanti”, come evidenziato da un recente Rapporto di Amnesty International. Su questa stessa Guardia Costiera sono in corso indagini da parte del Tribunale penale internazionale
Inoltre, il Tribunale di Ragusa nel caso Open Arms, ha precisato che le responsabilità di ricerca e soccorso non possono essere delegate a Paesi che non sono in grado di offrire porti sicuri, come appunto la Libia. Le operazioni di soccorso si devono concludere in un porto sicuro nel più breve tempo possibile, sempre in rispetto della Convenzione SAR.
Ricordiamo, infine, che in base ai dati forniti dall’UNHCR sono già più di mille i migranti morti nel Mediterraneo, di cui ben 220 persone tra il 19 ed il 20 giugno.
Morti che continueranno purtroppo ad aumentare se la nostra Guardia Costiera porrà fine alle sue missioni, contravvenendo non solo alla Convenzione Sar ma anche al senso più alto del proprio mandato: salvare vite umane.
Facciamo appello al rispetto delle Convenzioni di diritto del mare, ma anche al profondo senso di umanità che ha sempre contraddistinto la Guardia Costiera Italiana: non si esima ora dalla salvaguardia delle persone, nel rispetto delle Convenzioni internazionali di diritto del mare e a garanzia dei diritti fondamentali dell’uomo.
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We appeal to the respect of the conventions of the law of the sea, but also to the deep sense of humanity that has always characterized the Italian Coast Guard: do not stop now to protect the people and comply with the international conventions of the law of the sea and the fundamental human rights.
We continue to ask #apriteiporti, saving is not a crime #saveisnotacrime
Send an email to guardiacostiera@guardiacostiera.it addressing this appeal.
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To the General Command of the Port Authorities and to their conscience
SUBJECT: REQUEST FOR THE IMMEDIATE REACTIVATION OF RESCUE OPERATIONS AT SEA REGARDING NGO’S SHIPS
On Friday 22 June, the Italian Coast Guard circulated a note addressed to the captains of the vessels located in the area in front of Libya, stating that they “contacted the Tripoli Centre and the Libyan Coast Guard for help”.
The Italian Coast Guard has always carried out important rescue operations at sea in recent years, bringing thousands of people to safety, even operating on the edge of Libyan waters. We wonder why today, by delegating to Libya – a country with an unstable government, unable to guarantee fundamental human rights and still without a National Operations Centre for the coordination of assistance interventions at sea – your Corps, while executing a command, intends to undermine the important work carried out so far and contravene the Sar Convention signed in Hamburg in 1979 and the 1982 United Nations Convention on the Law of the Sea (UNCLOS). And all this considering that the Libyan Coast Guard got heavy accusations of “violent conduct during interceptions at sea and collusion with traffickers”, as evidenced by a recent report by Amnesty International.
In addition, the Court of Ragusa in the Open Arms case, has clarified that the responsibility for search and rescue can not be delegated to countries that are not able to offer safe harbours, such as Libya. Rescue operations must be concluded in a safe port as soon as possible, always in accordance with the SAR Convention. Finally, according to UNHCR data, more than a thousand migrants have already died in 2018 in the Mediterranean, including 220 people between 19 and 20 June.
Unfortunately, these deaths will continue to increase if our Coast Guard puts an end to its missions, in contravention not only of the Sar Convention but also of the highest sense of its mandate: saving lives.
We appeal to the respect of the conventions of the law of the sea, but also to the deep sense of humanity that has always characterized the Italian Coast Guard: do not stop now to protect the people and comply with the international conventions of the law of the sea and the fundamental human rights.