Oggi, a pochi anni dalla rivolta del 2010, nessuna giustizia per chi lavora nei campi per pochi euro. Per giustificare un sistema malato e ipocrita si spara e si uccide, si urlano sentenze deliranti. Sono tanti a parlarne in queste ore ma non abbiamo letto nessuna dichiarazione istituzionale di condanna per un evento così grave o provvedimenti che pongano fine al grave sistema di schiavitù che costringe oltre 2000 persone ingaggiate ogni anno nella piana di Gioia Tauro nei lavori di raccolta nei campi.
E’ stato ucciso un bracciante, un sindacalista. Un lavoratore che aveva a fatica rimesso in piedi la sua vita e cercava di aiutare i suoi fratelli. Un fatto gravissimo, un omicidio, che colpisce una terra in cui sfruttamento e razzismo sono all’ordine del giorno. Anche se la nostra opinione non ha il potere di riportare in vita chi è stato brutalmente assassinato, vogliamo ribadirla perché questa morte non venga dimenticata e archiviata troppo in fretta. C’è un clima di odio vergognoso, pericoloso, purtroppo fomentato oggi anche dai vertici delle nostre istituzioni, che sedimenta un contesto di impunità per chi uccide e chi sfrutta fino ad uccidere, persone regolari e non, che non dovrebbero vivere nelle condizioni in cui vivono, come accade a San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria.
Questi sono temi importanti di competenza di un ministro dell’interno e capo della polizia. Centinaia di stagionali al 90%regolari con gli obblighi di legge, costretti a lavorare per 10 ore al giorno a 25 euro. I temi dell’immigrazione, della connessione imprescindibile con la crescita economica e culturale del nostro Paese sono una sfida politica di civiltà non un proclama elettorale.
Il brutale assassinio di Soumaila Sacko ci ricorda che questo odio da oltre 20 anni sedimenta e incancrenisce sullo sfruttamento, la malavita italiana, l’isolamento e esclusione delle vittime, figlio di una politica miope e schizofrenica che spara sui poveri, sugli ultimi, facendo finta non siano utili alla nostra comunità e nasconde dietro il suo dito inquisitorio tutte le colpe e le incapacità di chi si è preso l’onore senza l’onere di governare l’Italia.
Ci uniamo al cordoglio degli amici e dei famigliari e alla lucida rabbia e sete di giustizia delle centinaia di manifestanti che sono scesi in piazza oggi con coraggio, per la dignità dei lavoratori stagionali, per il rispetto dei diritti umani dei migranti.