Per rispetto del dolore di chi ha perso una figlia, una compagna, un’amica, un dolore inguaribile, vorremmo solo tacere in assoluto cordoglio. Sulla drammatica fine di Pamela, le indagini sono in corso. Magistratura e polizia giudiziaria sono al lavoro, ci auguriamo che sia fatta luce e che ogni responsabilità sia presto accertata.
Non vorremmo dover scrivere nulla di più – ma la costruzione di una realtà parallela a scopi elettorali e propagandistici, non può vederci impassibili.
Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Simone di Stefano – e il codazzo di decine di migliaia di commenti che immancabilmente li accompagna, invece – allo sciacallaggio sulle violenze di genere subite dalle donne hanno unito la propaganda “anti-migranti”.
Partendo dall’orribile delitto di Pamela Mastropietro, hanno parlato di rimpatri quotidiani di almeno mille migranti con “Direzione Africa” (ci chiediamo, quindi, quale sia la discriminante verso i migranti provenienti dall’Asia, o dal Sud America o dall’Europa per Di Stefano); hanno citato la Nigeria come uno Stato senza guerra (Matteo Salvini deve essere uno dei maggiori esperti di Boko Haram).
Hanno, come sempre, argomentato il loro racconto tutto votato all’odio razziale, senza alcuna base oggettiva, senza un tentativo di analisi dei dati e, cosa più oscena, senza il minimo rispetto per la vittima.
Purtroppo c’era da aspettarselo e purtroppo sta a noi, tutte e tutti, impegnarci affinché la narrazione torni ad essere conforme alla realtà dei fatti. E’ necessario, ora più che mai, uno sforzo comune in questo senso.
Prendiamo allora i dati sulla violenza di genere.
Il quarto Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, pubblicato a fine novembre 2017, mostra che soltanto l’ 8% dei femminicidi con vittime italiane, tra il 2000 e il 2016, è stato commesso da stranieri.
Dov’erano Salvini e Di Stefano nel restante 92% dei casi? Non avevano rete per pubblicare un tweet?
No, non era utile al loro gioco perverso di fomentazione all’odio razziale, di divisione della comunità per acquisire e gestire il potere, di costruzione di pregiudizi e narrazioni tossiche.
Ed è così facile smascherarlo se solo si ha la pazienza di guardare i dati, di guardare la realtà.
“Considerando l’ultimo episodio di violenza subita dalle donne italiane al di fuori dalla coppia, si osserva come l’autore sia prevalentemente italiano per tutte le tipologie di violenza; in particolare, gli stupri subiti dalle donne italiane sono stati commessi da italiani in oltre l’80% dei casi (81,6%), da autori stranieri in circa il 15 per cento dei casi (15,1%)”. Giorgio Alleva, Presidente ISTAT
Guardando ai dati della popolazione carceraria nell’infografica diOpenMigration che riportiamo in calce a questo post, si vede che non esiste oggettivamente un problema di ordine pubblico legato alla provenienza delle persone che sono sul suolo italiano. Anzi, si nota come i reati più gravi siano ad appannaggio quasi totale dei cittadini italiani. In tutto questo, va anche analizzato il contesto delle misure cautelari e della loro possibilità di utilizzo.
Quando conosci la realtà risulta sempre più difficile ascoltare passivamente prediche sulla legalità da chi non ha alcuna autorevolezza per salire sul pulpito.
Di Stefano non ricorda le numerose aggressioni da parte di militanti di Casapound e Blocco Studentesco su tutto il territorio nazionale, non cita il suo candidato alla Regione Lazio Mauro Antonini che cercava disperatamente supporto elettorale dichiarandosi amico di un noto personaggio del Tiburtino III, arrestato poche settimane fa per rapina.
Salvini, infine, farebbe meglio a preoccuparsi della truffa da 49 milioni di euro che il suo partito ha fatto ai danni di quello Stato che dice di voler salvaguardare dagli stranieri.
Ignora pure i numeri, ma non sperare che loro si scordino di te
(Eric-Emmanuel Schmitt, Il visitatore)
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FEMMINICIDIO: nazionalità dell’autore del delitto in Italia tra il 2012 e il 2016
Di fronte alla realtà confezionata da alcuni politici, secondo cui ci sarebbe un aumento di reati, violenze e femminicidi per mano di stranieri – e che questi rappresentino una minaccia sociale per le donne e per la famiglia italiana in senso più ampio – abbiamo allegato alcuni dati in grafica che contraddicono queste argomentazioni.
L’elaborazione grafico statistica in questa foto è tratta da un’inchiesta sul femminicidio in Italia, condotta dall’Istat e dal Ministero dal Giustizia.
L’inchiesta evidenzia come in un periodo compreso tra il 2012 e il 2016, la maggioranza dei reati violenti e dei femminicidi si sia consumato tra le mura domestiche. Si tratta di donne uccise dai mariti, dai compagni o da un parente.
“La dimensione domestica della violenza sulle donne e dell’omicidio che spesso da questi atti di sopruso ne deriva, contestualizza il dato sulla nazionalità di vittime e carnefici.
Nella maggioranza dei casi infatti la vittima è italiana (77,6%), solo nel 22% dei casi è straniera, con una larga maggioranza proveniente dall’est Europa. Lo stesso dato emerge per quanto riguarda il carnefice. Il 74,5% degli assassini hanno nazionalità italiana.”
(Dall’inchiesta dell’ Espresso: http://m.espresso.repubblica.it/attualita/2017/06/19/news/femminicidi-1.304466 )
Chi violenta, tortura, uccide si macchia di un reato gravissimo, contro la persona e contro l’umanità. La nazionalità di chi commette reati -che sia italiana o che sia straniera- non ha e non dovrebbe avere nessun peso nel giudizio e nella decisa condanna della comunità nei suoi confronti.
Abbiamo deciso di impegnarci in questa campagna elettorale cercando di rintracciare tutte quelle dichiarazioni dei politici che non hanno basi oggettive e reali, ma sono solamente spot elettorali.
Il politico non è più una figura con particolari doti analitiche e visioni di lungo termine, ma una macchina cerca consenso, programmata per ottenere il massimo nella competizione elettorale.
Così ogni mezzo diventa lecito e il più delle volte tutto questo si ripercuote sulla pelle degli ultimi, di chi non ha possibilità di difendersi e farsi ascoltare.
Terremo gli occhi aperti su tutte le falsità che verranno dette sui migranti, perché è con loro che condividiamo le nostre giornate. Abbiamo il privilegio di conoscere personalmente donne e uomini venuti da altri paesi e sentiamo la necessità di raccontare quello che vediamo e viviamo quotidianamente, a differenza di chi emette sentenze di odio senza conoscere la realtà di cui parla.