Il Comune di Roma ha alzato bandiera bianca: lunedì il Campidoglio si è dichiarato “non in grado” di allestire una tendopoli per i migranti transitanti, di qualsivoglia numero. Di fronte all’emergenza umanitaria nella Capitale, l’amministrazione ha scelto l’ignavia, interrompendo dopo un’estate di promesse non mantenute un tavolo che andava avanti da luglio.
Madrid, Parigi, Berlino, Milano, hanno tutte trovato il modo di alleviare criticità analoghe.
Invece a Roma le temperature si stanno abbassando, coperte e cibo sono insufficienti. La possibilità di installare docce ci è stata negata, e gli otto bagni chimici su via Tiburtina sono pagati con donazioni di associazioni e cittadini. Le piogge degli ultimi giorni hanno rovinato tende e materassi e messo a dura prova la salute dei migranti. I trasporti per le visite specialistiche e il pronto soccorso sono sulle spalle dei volontari e degli attivisti.
Intanto, le antieconomiche e folli deportazioni di migranti da Como e Ventimiglia verso il Sud Italia rischiano di rendere via Cupa un collo di bottiglia per i migranti di nuovo tutti transitanti verso il Nord. Con i nuovi sbarchi, da 300 si passerà presto a numeri ingestibili.
Alla luce di ciò, la ragione per cui l’utilizzo di una struttura abbandonata non venga approvato rimane a noi incomprensibile. Come una tale ipotesi possa rispettare il criterio di “bassa soglia”, ovvero un costo minimo per l’amministrazione, e garantire al contempo assistenza legale e sanitaria di qualità ai migranti, è stato indicato sin dallo scorso dicembre in un progetto da noi proposto, quello sull’ex centro ittiogenico peraltro perfettamente attuabile in stabili alternativi. Forti delle garanzie di associazioni sia finanziatrici che fornitrici di assistenza legale e sanitaria, e di architetti pronti a progettare il campo a misura d’uomo, abbiamo proposto una soluzione realizzabile a costo quasi zero, rovinosamente caduta nel vuoto.
Noi continuiamo a chiedere una soluzione strutturale. Basta fare spallucce sulla pelle dei migranti: una dichiarazione d’incapacità non è una risposta accettabile da parte di un’amministrazione democraticamente eletta e politicamente responsabile. Noi non staremo a guardare.
La foto è di Danilo Balducci. Tutti i diritti riservati.